Lo School Party di Corinaldo

Mi sveglio, e come tutte le mattine guardo il telefono per vedere che ore sono:

10 nuovi messaggi leggo sul display. Sblocco il telefono e apro la chat della mia classe, un mio compagno manda una foto, è uno screenshot fatto dal gruppo ‘Comitato Studentesco’ di cui lui fa parte:

“L’evento School Party è stato annullato a causa degli avvenimenti successi ieri sera alla discoteca Lanterna Azzurra”.

Do poca importanza a quel messaggio e di conseguenza lascio perdere. Faccio colazione, mi vesto e vado a fare la spesa; davanti al supermercato mi arriva un altro messaggio, questa volta è una mia amica che mi manda una nota vocale:

“Ieri sera tornata a casa sono andata a dormire con i brividi e questa mattina mi sono risvegliata con i brividi, non riesco a credere a quello che è successo”.

Ecco che qualcosa inizia a pungermi nello stomaco, un brutto presentimento mi attraversa la mente e allora chiedo spiegazioni. 

Improvvisamente ciò che era presentimento si trasforma in fatti concreti e verità che mi fanno venire la pelle d’oca. 

Venerdì 7 dicembre alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo sono morte 6 persone, tra cui una madre di 4 figli. Non so spiegare a parole la sensazione che ho provato per due giorni interi, pensando tanto e provando ad immedesimarmi in quelle povere persone:

è scontato parlare dell’immenso senso di sconforto e impotenza che subito mi ha raggiunto, come penso abbia raggiunto ognuno di voi, avrei tanto voluto non crederci. 

Quando avevo 15 anni ero innamorata pazza di un cantante britannico, cantava in inglese e posso dire che alcuni testi nemmeno riuscivo a capirli perfettamente, vuoi per la lingua diversa o per il mio essere ancora “troppo acerba” per capire a pieno certi argomenti, nonostante tutto il mio desiderio più grande all’epoca era poter andare ad un suo concerto. E non potete capire la gioia che ho provato quando ad un suo concerto sono riuscita ad andarci. Ero a Roma con mia cugina, avevamo biglietti con posti diversi di conseguenza abbiamo dovuto separarci per fare la fila:

sono stata 7 ore con persone di cui non conoscevo nemmeno il nome, però tutti avevamo una cosa in comune, la voglia di sentire quel cantante dal vivo e di lasciarci emozionare. C’erano un sacco di persone, il concerto è stato bellissimo, eravamo uno appiccicato all’altro ma sinceramente quello era l’ultimo dei miei pensieri. 

Appena ho sentito la notizia di Corinaldo mi è tornato in mente questo ricordo e improvvisamente ho cercato di provare a pensare se anche io, o mia sorella, o una mia amica, ci fossimo trovate alla Lanterna Azzurra quella sera del 7 dicembre. Sono cose che non dovrebbero mai e poi mai succedere, soprattutto in una serata dove ragazzi a volte anche accompagnati da genitori vanno per realizzare un loro sogno, per divertirsi insieme e cantare a squarcia gola. 

Io penso fermamente che non esistono davvero parole per descrivere ciò che è successo. Sono cose che avvicinano tutti, che indirettamente avviano una catena dove ognuno si appoggia all’altro. Quel giorno mi sono sentita fortunata, per essere ancora viva nonostante i pericoli che tutti i giorni ci circondano, ho guardato mia sorella, che ha l’età di una delle vittime e ho provato quasi una sensazione di rigetto. Non ho voluto nemmeno pensare a cosa avrei fatto se quella discoteca avesse portato via lei. Purtroppo al giorno d’oggi ci sarà sempre qualcuno che vuole guadagnare di più di quello che già guadagna, ci sarà sempre qualcuno che farà di tutto per avere il locale migliore, gli ospiti migliori e il guadagno migliore. Ma spero davvero con tutta me stessa che d’ora in poi io, i miei amici, i miei conoscenti, i miei futuri figli, tutti quanti non dovremmo più preoccuparci di perdere la vita per una serata di divertimento. 

Antoniucci