
“La mostra vuole narrare la storia della Tregua di Natale del 1914, avvenuta nel primo anno della Prima guerra mondiale. Essa permette un viaggio nel tempo, rivisitando i luoghi dove la tregua è avvenuta. Nel pieno dell’orrore di quella terribile guerra, nella notte di Natale del 1914, avviene qualcosa di impensabile: una tregua. Essa non è ordinata per un accordo fra i comandi dei due schieramenti: è una tregua spontanea dichiarata dai soldati, francesi, inglesi e tedeschi. La notte di Natale qualcuno si mette a cantare canti della tradizione natalizia, ed i soldati scoprono che, pur con parole diverse, nella trincea di fronte si cantano le stesse melodie che si cantano a casa la notte di Natale. Qualcuno propone di smettere di sparare. I soldati escono allo scoperto e si incontrano nella terra di nessuno. Il giorno seguente si scambiano gli auguri di Natale, si parlano, si stringono la mano, si abbracciano. Fumano e cantano insieme, talvolta si scambiano auguri e doni, capi di vestiario e bottoni delle divise, cibo, tabacco, fotografie degli amici e delle famiglie, e ricordi del tempo di pace. Fu giocata anche una partita di pallone.
Visitare la mostra il 22 novembre 2024 presso la Chiesa di San Francesco a Urbino, avendo come guide d’eccezione le nostre ex prof.sse in pensione, Marina Corrina e Cristina Copparoni, è stata un’esperienza che ci ha invitato a riflettere sulla natura umana, sulla guerra e sulla possibilità della speranza.
Avevamo immaginato che la mostra ci avrebbe trasmesso brutalità ed emozioni negative e non un senso di solidarietà e fratellanza. La Prima Guerra Mondiale è stata un conflitto che ha ridefinito il concetto stesso di guerra. Ogni giorno era un giorno di morte. Le trincee erano trappole di fango.
La tregua di Natale del 1914, seppur breve, ci ha ricordato che la guerra non cancella l’umanità: la soffoca, ma non la spegne del tutto.
Quella fragile sospensione del conflitto – raccontata attraverso un’esperienza immersiva con l’allestimento di una vera e propria trincea, pannelli illustrativi, fotografie, lettere e spezzoni del film Joyeux Noël – ha mostrato uomini di lingue, nazioni e uniformi diverse che si sono avvicinati timidamente l’un l’altro, sul campo di battaglia, per cantare, scambiarsi oggetti e persino giocare a calcio. É stata una bellissima immagine.

Il calcio in quel contesto è stato capace di unire persone che fino a poco prima si guardavano attraverso il mirino di un fucile. Nessuno era interessato a vincere o perdere, quello che contava era il momento di svago e la possibilità di sentirsi di nuovo uomini e non semplicemente soldati. Nonostante la guerra li avesse resi nemici, sono riusciti a trovare un modo per condividere un momento di serenità.
La mostra ci ha coinvolti emotivamente, portandoci a immaginare cosa potesse significare vivere in quel contesto e quale coraggio fosse necessario per compiere gesti di umanità in mezzo alla paura della morte. È stata una lezione di vita, un richiamo a riscoprire l’importanza della solidarietà e del dialogo e ci ha lasciato una domanda: se la pace è possibile anche in guerra, cosa ci impedisce di perseguirla ogni giorno?
5C AFM